La ricerca condotta da Francesco Surdi riflette sul tempo e su come esso agisce sulle continue metamorfosi a cui ogni cosa è soggetta.
Per i suoi corpi scultorei utilizza materiali con una certa propensione a modificare la propria natura e il proprio aspetto; ibridizza la terracotta con materiali edili che siano il più possibile compatibili con una certa idea di epidermide.
Il processo costruttivo dell’opera plastica di Francesco Surdi è in buona parte lasciato al caso, delegando alle intemperie atmosferiche il compito di smussare, corrodere e lacerare la materia inerme. Paraffina, argilla, marmi e gessi policromi sono provati da immersioni e scavi, alte temperature, erosioni e velature.
L’azione umana, piuttosto, è testimoniata dall’assemblaggio polimaterico che caratterizza alcuni pezzi: disposti in modo rudimentale, questi vengono combinati e sigillati da materiali organici e sintetici, i quali finiscono per confondersi e omogeneizzarsi nel tutto materico.
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