Con spiccata capacità tecnica e ricchezza di elementi, la pittura di Mattia Barbieri raccoglie sedimenti dell’immaginario collettivo, della storia dell’arte e della cultura popolare, ricombinandoli in una nuova veste, in un concatenarsi di significati, metafore e allusioni.
Il volo e zichiti è un imponente dipinto su tavola che fa parte di quelle opere che Barbieri definisce “portali”, varchi in grado di aprire connessioni con altri luoghi e altre dimensioni, con l’invisibile e con il sacro. Le dimensioni dell’opera e la sua impostazione stabiliscono una relazione fisica diretta con l’osservatore, che si trova invitato ad entrarvi.
Come sovente nelle opere di Barbieri, il protagonista è un atleta che col suo slancio scavalca una soglia, diventando metafora del superamento dei limiti terreni. A dichiarare la zona liminale è la presenza dell’arco, altro elemento ricorrente, che evoca le architetture dei templi, delle chiese e delle decorazioni sacre. Lo spazio della raffigurazione è animato da piante, nature morte, paesaggi metafisici, elementi geometrici, costruiti con la sua personale cifra pittorica, fatta di campiture piatte e vibranti, pattern tattili, stilizzazione segnica.
La pittura di Mattia Barbieri si propone come canale di connessione tra cielo e terra, che rende attuale l’antica necessità di trovare la conoscenza ponendosi in dialogo con “l’altro”, relazionandosi con l’iconografia di tradizioni, epoche e culture differenti, celebrando la teofania, reinterpretandola e reinventandola con un’estetica digitale.
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