Le opere su carta di Mattia Barbieri sono spesso delle vere e proprie pitture, ma l’artista ama chiamarle comunque “disegni”. Il connubio tra la pittura ad olio e il tratto a china è una costante nei disegni di Barbieri che considera tale mezzo espressivo una pratica fondamentale, indipendente e autonoma della sua ricerca artistica, in cui si sente libero di esprimersi e dove non percepisce margine d’errore. La fluidità operativa gli permette infatti di lasciar emergere l’immediatezza del gesto e le patinate campiture vibranti, risultato di un processo meditato a lungo e portato alla luce con velocità fulminea.
In quest’opera, l’evocazione della figura del Salvator Mundi conduce l’osservatore in uno scenario dove il divino assume sembianze e lineamenti della contemporaneità, combinando fisionomie esasperate e aliene con vivide cromie che rendono attuale l’arcaico. Un dio quello di Barbieri che emana tutta la sua aura e ci osserva al di là della bidimensionalità conducendoci in quell’altrove che è meta eterna dell’Arte Sacra.
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