Attratto dall’iconografia medievale, nella sua produzione più recente Mattia Barbieri ricombina in nuova guisa temi ed elementi dell’arte sacra.
Nel Trittico della velocità Barbieri combina il tradizionale tema sacro dell’Annunciazione con l’avanguardia futurista, unendo differenti estetiche e condensando la tradizione spirituale con i caratteri grafici e digitali contemporanei.
Nel pannello di sinistra l’arcangelo Gabriele, nelle vesti di Ermes, irrompe nella scena; dalla sua bocca, come fosse un mantra, il saluto AVE prende il volo propagandosi nell’aria, passando attraverso le lunette ad arco e riemergendo nel pannello di destra per giungere all’orecchio della Vergine Maria.
Nell’iconografia tradizionale medievale dell’Annunciazione, la Madonna, come nel caso del capolavoro gotico di Simone Martini, accoglie la chiamata dell’Angelo con un gesto di ritrosia, mentre nel caso di una delle versioni del Beato Angelico, Lei è rivolta direttamente alla fonte della chiamata.
Barbieri sceglie di attenersi alla versione più antica, proponendo una Madonna con il capo rivolto all’esterno, in uno schivo ritrarsi alle parole dell’inaspettato visitatore, materializzate nella scritta; il Suo sguardo rivolto verso il sottile paesaggio verticale, dichiara la sua scelta.
I due paesaggi all’estremità dei pannelli di sinistra e di destra, rappresentano per Barbieri l’Origine, da cui tutto scaturisce e a cui tutto ritorna.
Nel pannello centrale è il giglio ad occupare tutta la superficie, sintetizzando il candore del fiore in una ridotta sezione romboidale dal colore bianco, come fosse un errore di “scontorno”.
Barbieri riesce così ad amalgamare elementi dell’arte medievale con le caratteristiche grafiche dell’avanguardia del secolo scorso, fino ai più spinti neologismi visivi contemporanei, per riformulare e sovrascrivere i paradigmi di più immaginari dell’Arte, con grazia, intelligenza e ironia,
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