Mattia Barbieri

Con spiccata capacità tecnica e ricchezza di elementi, la pittura di Mattia Barbieri si rivela una pittura dove tutto si svolge su un unico piano, ideale e concreto, un campo all’interno del quale elementi disparati ed eterogenei si dispongono spesso senza apparente gerarchia. La composizione, solida e a tratti virtuosistica, raccoglie sedimenti dell’immaginario collettivo, della storia dell’arte, della cultura popolare, ricombinati in una nuova veste.

Senza mai cedere alla narrazione o al simbolismo, i dipinti di Barbieri presentano elementi espressivi, concatenazioni di significato, metafore e allusioni, con un approccio spesso ironico che sempre sottende una raffinata elaborazione intellettuale. Gli elementi pittorici, non importa se appartenenti alla tradizione o ai più spinti neologismi visivi, sono utilizzati come parole che compongono un codice grammaticale utilizzato dall’artista per interagire con la pittura in quanto linguaggio, attraverso il quale ogni cosa viene decostruita, ristrutturata e riletta. 

Dipinge prevalentemente su tavola, attratto dalla fisicità del legno e dalla possibilità di un processo di sovrascrittura dei livelli; più raramente – e soltanto quando il senso del lavoro lo richiede – utilizza la tela o la carta. 

Anna Capolupo

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Rori Palazzo

La fotografia di Rori Palazzo dà forma all’incanto, alla sua personalissima condizione incantata, dove l’immagine che ne risulta apre varchi e passaggi verso un oltre reale, che attira magneticamente le nostre percezioni del perturbante e, al contempo, il nostro interesse intellettuale. La sua fotografia si pone come una domanda aperta all’osservatore: metafora, simbolo, sogno, sospensione.
Rori Palazzo costruisce uno spazio scenico, dove alloggiare la sua visione, trasformando le idee, le sue riflessioni intorno al mito, al sacro, all’archetipo o al femminile, in una elaborata composizione.
Il rigore classico, la struttura trasparente, la ricerca della simmetria vanno di pari passo con uno sguardo che cerca al di là del tangibile e del visibile, e rimanda ad un’ulteriorità di senso che non è percepibile razionalmente, e che per questo desta inquietudine.
Luce e corpo sono due linee direzionali entro cui leggere le immagini rappresentate. La luce serve a intrecciare le relazioni possibili tra la scena e le percezioni emozionali; Il corpo è lo strumento che indaga la forma. Bellezza e stranezza ne delineano le sue qualità.
Il corpo, tensione muscolare e bellezza della nudità, è spesso al centro di una narrazione, che non si rivela all’istante, ma si svela nelle pieghe, negli anfratti, nei nascondimenti, nelle sospensioni a cui la fotografa sottopone il soggetto fotografato. E in questa compromissione dello stato fisico normale l’autrice cerca l’ibridismo, quello stato di incertezza che confonde, che solleva interrogativi inquietanti, che fa emergere il perturbante della visione.

Francesco De Grandi

Francesco De Grandi trova nei motivi archetipici della storia della pittura un percorso di conoscenza e una via per l’elevazione spirituale, in una forma del dipingere quasi meditativa.
Narrativa, figurativa, romantica, evocativa, la pittura di De Grandi, fra studio della natura e sentimento del sacro, evidenzia la consapevolezza matura di una pittura in continuo dialogo con la tradizione, ma che si lascia penetrare da fremiti contemporanei, sfociando in una rivisitazione iconografica dove tutto si mescola e a volte si ribalta.
Un omaggio all’immensa platea umana che ogni giorno, dal racconto mitologico fino alla cruda cronaca attuale, abita il palcoscenico del mondo.
Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Palermo, nel 1994 si trasferisce a Milano, dove vi resterà fino al 2008. Dal 2009 al 2012 lavora a Shanghai ma poi decide di tornare a Palermo, dove trova un luogo più adatto per continuare la sua ricerca. Dal 1992 partecipa a mostre collettive e personali in spazi pubblici, musei e gallerie private in Italia e all’estero. Dal 2015 è tra gli artisti rappresentati dalla RizzutoGallery. Vive e lavora a Palermo, dove insegna Pittura all’Accademia di Belle Arti.

Martina Di Trapani

La pittura di Martina Di Trapani racconta momenti di vita reale trasportati in una dimensione fantastica. Protagonista è il suo immaginario fatto di citazioni cinematografiche, omaggi, evocazioni, dediche. Anche un piccolissimo pretesto, una parola, un’idea, può generare suggestioni concentrate, spesso racchiuse in piccole dimensioni.

Il contrasto tra la forza dei sentimenti e la leggerezza con cui vengono raccontati, ci fa allontanare dalla realtà e ci conduce in un’altra dimensione, quasi magica.

Le storie dipinte da Martina Di Trapani parlano di emozioni, malinconia, vita, morte, ma soprattutto d’amore, quell’amore universale, forza trainante di tutto.

Luigi Presicce

Formatosi nell’ambito della pittura, per anni ha sintetizzato i risultati dei suoi studi con il linguaggio della performance, mettendo in scena tableaux vivant dal carattere metafisico e surreale, con echi provenienti dall’iconografia popolare, dalle memorie collettive e personali, ricchi di allegorie e allusioni simboliche all’esoterismo, alla religione, alle tradizioni e alle credenze antiche della sua terra d’origine.I rituali, le stratificazioni, i rimandi alla storia dell’arte, a personaggi e ad avvenimenti della storia recente hanno segnato tutta la ricerca di Presicce, in cui l’intensa forza simbolica delle immagini e l’impianto costruttivo hanno sempre dichiarato la sua matrice pittorica.

Giuseppe Adamo

Raffinato pittore tra i più preziosi della nuova scena pittorica siciliana, Giuseppe Adamo pensa al linguaggio pittorico libero da necessità narrative, muovendosi in una terra di confine tra figurazione e astrazione.

Le sue opere sono superfici lisce e levigate, totalmente prive dello spessore del materiale, da cui emergono forme tridimensionali ottenute da una pittura molto fluida, fatta di sovrapposizioni, trasparenze e variazioni tonali. Il dipinto, con solchi immaginari e incisioni apparenti, sembra essere definito come micro residuo di un macro universo vegetale o minerale; lo sguardo ravvicinato, quasi un’esplorazione al microscopio, da un’altra prospettiva diventa sguardo a volo d’uccello, registrazione di mappe geografiche, terreni, giardini, croste terrestri o lunari. E se è vero che l’astrazione domina, è altrettanto vero che la ricerca della forma – o meglio del suo incipit – non viene mai accantonata. Così, mentre l’immagine ultra piatta si ribalta in una densità quasi rocciosa, la materia monocroma si aggrappa alla possibilità di un perimetro, di un pattern chiuso, di una forma incagliata nella trama pittorica, tra l’archeologia della natura e un’allucinazione.
Nella produzione più recente, Adamo prosegue la sua ricerca sugli inganni percettivi e sulla relazione tra fenomeni naturali e processo pittorico, inserendo nuovi elementi che estendono il campo di indagine su territori più esplicitamente figurativi; frammenti di volti e parti anatomiche affiorano nella materia pittorica e conducono ad una riflessione più ampia sullo scorrere del tempo e sulla dimensione materiale della nostra esistenza.

YoVo-7

Martina Di Trapani, Rossella Palazzolo, Noemi Sgarlata – 13/03/2024

YoVo-6

Elisabetta Marino, Laura Scalia, Francesco Surdi – 10/12/2022

YoVo-5

Angelo Crazyone, Arjuna Foti, Gummy Gue, Andrea Mangione, Gianluca Monaco – 28/05/2022